Ex suocere – In Horreis Conderentur

E insomma un giorno chiamo e chiedo “G vengo a trovarti? Se ti va ci prendiamo un caffè”..”mi farebbe molto piacere”.
Vado.
La mia ex suocera resta una persona con la quale ho fatto un bel pezzo di strada e nonostante non si possa prescindere dalle amarezze della vita quando hai voluto bene a qualcuno, il bene rimane per forza. E a me fa piacere parlarci.
È una donna d’altri tempi, filiforme, artista, capelli bianchissimi, molto educata. Bellissima. Ha modi aristocratici.
Prendiamo un caffè in una stanza piena di legno profumato e quadri opachi, sono stupito della sua lucidità nonostante vada per i novanta, resta cristallina e lineare. Garbata e raffinata, sempre. Ha il solito sguardo furbo che ti buca. Guarda di lato come se frugasse nella memoria e dice perentoria che questo mondo non le interessa più che c’è troppa brutalità e cattiveria. Questa cosa mi stupisce e mi fa riflettere: lei ha avuto l’occasione di vivere più mondi e di vedere tante realtà diverse per questo sono perplesso.
L’ho sentita raccontare della seconda guerra mondiale, delle porcate dei tedeschi e delle bombe che gli americani con generoso altruismo sganciavano su Firenze e che coi suoi occhi di bambina, vedeva lampi e luci coloratissime e chiedeva a sua madre “Ma c’è una festa all’orizzonte? Ci andiamo?”.
Ha visto cose che io nemmeno immagino eppure dice che questo mondo fa cacare.
Che lei non ci vuole stare qui.
Non so che dire, faccio la tara a un’anziana che si lamenta o ci rifletto un attimo?
La bacio, la saluto ringraziando e torno a casa.
Mi resta una grande impareggiabile amarezza perché qui manco io ci voglio stare.

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