Non sono una cima.

 

Schifato dal mio carattere spigoloso e contorto un bel giorno d'estate fuggii verso la cima di un monte, un cammino taumaturgico d'illuminazione: prima fresca erba, poi cespugli agitati dal vento, roccie splendenti, viottoli impervi, fonti d'acqua diamantata, insetti, fiori, luce.. Camminai per ore, giorni.. scappando da quello stronzo borioso ed egocentrico che ero, ogni passo mi portava una misura più lontano da lui. Talvolta correvo sentivo che non poteva raggiungermi, che mi sarei liberato e che conoscendolo bene non avrebbe mai faticato tanto uno così, avrebbe mollato dopo qualche ora pieno di ira. Di odio.
Chi se ne frega, stavo cambiando per sempre.
Poi il cielo divenne quasi bianco, il fresco si tramutò in freddo e il sudore in forza.
Lassù era silenzio, vuoto. Anche i pensieri erano silenzio.
Ancora più in alto, andavo sempre più su lasciandomi alle spalle tutto in quieta granitica solitudine conscio di averlo ormai seminato per sempre.
Avevo fatto la strada con le mie uniche forze ero deciso a diventare un Saggio della montagna, raggiunta la cima sarei stato dispensatore di massime, un novello Sensei. Quasi uno Dio.
Il Gabrio arrogante, cinico, stronzo.. era lontano migliaia di chilometri, potevo FINALMENTE ricominciare tutto da capo e…
Eccolo li!!! «E bravo coglionazzoooo, sai che ero convinto che avresti desistito? Temevo non arrivassi in tempo, si vede che sei meno pappamolle di quel che sembra. Una noia qui in cima, da solo.. torniamo giù dai, muovi il culo»