C'era una volta un Samurai che iniziò a chiedersi il vero profondo motivo delle cose dato che spesso non capiva come mai accadevano alcuni eventi. Gli si presentavano davanti come bagliori e non afferrava il senso intrinseco di questi bagliori, erano già esistenti. Non se ne vedeva il sorgere. Iniziò quindi a cercare furiosamente la fonte di ogni piccola apparenza, di ogni minuscolo effetto e scavando profondamente capì dopo anni di fatica e sudore le "cause" nascoste ovvero il meccanismo che rende manifesto ogni effetto: una pianta dunque sboccia perché un seme è caduto tempo prima, un sorriso esplode perché qualcuno ha ispirato ilarità, il sole illumina alla fine della notte perché la terra gira. Era logico. Disarmante. Insomma dissotterrò le leggi del karma. Poi si chiese se esistesse una causa prima ovvero la causa delle cause cioè qualcosa che scaturisse le cause stesse. Qualcosa di più profondo. Qualcuno diceva che fosse un certo Dio la “Causa Prima” ma il Samurai non si accontentava di parole inutili, cercò senza appoggiarsi a idee o a consolazioni di sorta. Voleva farlo da solo. E continuò a scavare ancora più profondamente oltrepassando scuse, valicando pretesti, scappatoie, fandonie e appigli con sempre maggiore rabbia. Dedicò tutta la sua vita a questa ricerca. Si accorse che più scavava più cresceva l'attrito, ogni centimetro costava caro e costava afflizione. Tra solitari pianti e crampi di tormento arrivò dopo 41 anni finalmente alla causa delle cause prime! Si accorse che non esisteva alcuna causa, alcun motivo. Rimase un attimo in silenzio sbigottito guardandosi attorno ma era solo, tutta quella strada l'aveva sempre fatta da solo non c'era motivo che si aspettasse qualcuno. Desolazione. Quei pochi che avevano fatto finta di scavare con lui si erano ripiegati nei loro pretesti, nelle loro discolpe, nella loro codardia. Era terribile vedere il non senso delle cose. Insopportabile. Al Samurai tremavano i polsi. Ma in silenzio. Dentro. Non poter condividere questa orribile scoperta non sarebbe nemmeno stato giusto, solo i vigliacchi condividono il dolore, un Cercatore condivide solo la gioia, il resto lo tiene per se. Pensò a cosa fare, a come gestire questo gigantesco vuoto e si accorse che la sua ultima parte di umanità cedette via strisciando come un serpente gelido e opportunista. Era completamente solo, guardava il baratro senza fine e si sentiva vuoto lui stesso. Nemmeno la consolazione del dolore sentiva.. c’era solo il nulla. Un recesso niente. Il crollo di una mancanza di pieno. Capì cos'era il famoso velo d'illusione che gli antichi antenati accennavano in un mortificante sussurro, comprese che niente aveva, ha ed avrebbe avuto un motivo. Si rese conto della condizione umana, ogni motivo veniva appiccicato alle cose come un bersaglio disegnato intorno alla freccia già scoccata. Bugie pietose. Pietà. Misericordia. Si capacitò ed ebbe compassione di se stesso e degli altri anzi no: non aveva senso la compassione quindi non aveva più pietà. Era un sentimento umano e lui non era più umano, non pensava bene o male, non augurava premio o castigo, non sentiva rancore. Non sentiva nulla. Era tutto finito. Le cose non erano alla fine mai esistite. Lui stesso una volta scomparso non sarebbe mai esistito come il navigare veloce dei fenici, il crepitio del legno che si pezza o il bagliore di una goccia di sole. Era solo. Era un sole. Riempì la buca tentando di ricolmarla, qualcuno avrebbe potuto caderci dentro e farsi male se non per la profondità almeno per la verità insita nel fondo. Allora un bimbo gli si avvicinò e lo vide assorto nei suoi cupi pensieri e chiese “Ciao Samurai come mai sei così triste?” E lui non lo rivide, mai più. |
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