Facce di merda.

Quanto biasimo i malati di protagonismo.
Chi pubblica foto per far vedere quant’è bello, interessante o bravo.
Come se fosse importante il luogo dove sta viaggiando.
Come se avesse capito quello che gli sta intorno.
Fotografa un piede, una foglia o una nuvola.
O una merda di cane. O un cane di merda.
Sono tutti artisti. Artisti da merde di cane.
Sorride, fa smorfie e fa finta di farsi foto spontanee.
Beota e sbarazzino. Allegorie di pesti bubboniche.
A volte fa l’espressione crucciata di chi non approva.
Poi solo gli occhioni belli. Poi un distratto drink. Una strada di pioggia. Un albero. Un tramonto. Poi la faccia.
Lui è unico, irripetibile.. speciale. E fa foto specialissime.
Uniche.
Irripetibili.
Respira consenso e sprizza felicità.
Poco importa se la notte si sveglia fradicio di colpe e solitudine o se non si sveglia affatto in tutta la vita. La loro è una sequenza di immagini appassionate.
Momenti di vita dolci da condividere, da diffondere, da rivelare. Che sia mai che il mondo resti senza.
Guardano fuori dal finestrino del treno per vedere scorrere i paesaggi più affascinanti e hanno un disperato bisogno di divulgarlo agli altri.
Sorrisoni e ammiccamenti.
Ruote di pavone.
Facce di merda.
Ma la cosa importante è farsi belle foto e apparire felice.
L’essenziale è avere bei gusci.