Che.

Ora, io sono qui e tu ti siedi proprio davanti al palco.
Mi ero accorto di te appena sei entrato in sala.
Mi accorgo di tutti.
Di tutti voi.
Mi incuriosite e non vi accorgete che vi osservo.
Vedo tante persone ma loro non hanno idea che le guardo.
Loro sono qui per guardare le ragazze, io per guadare chi guarda le ragazze.
Comunque sei stato 6 ore, dico SEI FOTTUTE ORE su quel divanetto in finta pelle senza alzarti per prendere un drink o per pisciare.
Sei ore.
Sei ore a guardare in sequenza: aste di mobili, Instagram e notizie di calciomercato senza alzare lo sguardo.
Tette e culi che ti ballonzolano davanti e tu nulla, fisso sullo smartphone.
La mattina finita la musica ti ho visto sparire tra gli zombie.
Già non vi capisco a venire qui, pagare un biglietto e guardare tette e culi che vi ballonzolano davanti ma è un mistero dentro un enigma come mai venite qui, pagate un biglietto e invece di guardare tette e culi che vi ballonzolano davanti state a guardare il cellulare sei ore.
Dico sei ore.
Ma che cazzo ci vieni a fare qui?
Mi sento un mostro.
Potrei scrivere un libro su quello che vedo.
S’intitolerebbe “Occhio ragazzi”