«la nebbia agl’irti Culligan»

Chiaro, scivolante, fresco, impalpabile liquido vitale che irrori l’umida terra facendo risorgere i semi dal loro torpore geminando in croccanti foglie di capillari clorifissioni, tu che sommergi l’orbe terracqueo inaffiando limacciose argille e turbinescenti fiordi, tu che scavi longhi graniti come corda diamantata, tu che ti nebulizzi sotto nubi in scroscianti tempeste di gocce basiche e porti vita ovunque, perché ti devo bere meno possibile? Mi fido della diagnosi dell’urologo però mi manchi, mi sento la bocca piena di impastati coriandoli, di dense margarine e aridi bocciuoli di peyote. Maremma merdosa come mi farei un litro di acqua in questo momento.
Soffro come una bestia.

 

 

 

 

 

 

 

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