Le amicizie del cazzo (l’imprescindibile voglia di aiutare chi non vuole essere aiutato davvero ma riversa su di te la merda)

Io:
«Questa cosa la conosco credo di poterti aiutare…»

«Guarda è successo anche e me prova a fare così…»
«Sì, sì capisco perfettamente quello che intendi…»
«Ci sono già passato e ho risolto…»
«Dai è banale basta che tu…»
«Magari è…»

 


Loro:

 

 

IRIDESCENZA

 

 

 

E alla fine Dio contenendo la sua luminosità si fece uomo e invitò tutti i suoi figli intorno ad un grande tavolo di cristallo dicendo emozionato «Venite mie amate schegge di Eterno e vi prego raccontatemi le vostre vite. Parlate e ascoltiamoci tutti insieme, condividiamo le nostre conclusioni sul dono della Vita» e i figli si sedettero stupiti della sua presenza così vicina e semplice ma così possente. In Lui ognuno vedeva il volto dei propri padri e madri, dei propri figli, delle persone amate e dei più cari amici ed era li davanti a loro a pochi centimetri, incredulità e commozione, gioia e tenerezza, timore e rispetto. In ciascuna bocca c’era il sapore dolciastro dell’eternità e della geometria perfetta. Gli Angeli del cielo come scintille di plasma si ripiegarono curiosi curvando le ali per fare un tetto traslucido di mille colori su tutte quelle centinaia di migliaia di Anime e in silenzio restarono stupiti dei racconti umani. Iniziò un fratello «Ho vissuto tante vite, alcune molto dolorose dalle quali non ho imparato quasi niente, ho subìto spesso violenze anche in giovane età e purtroppo le ho ritrasmesse ad altri piccoli, è stato come girare in un cerchio tenebroso senza uscita. Le cicatrici sono state terribili e la scia del trauma si è dissolta solo dopo 200 anni. Poi finalmente mi sono soffermato sull’Amore e ho amato con tutto il cuore, mi sono consumato dall’interno e non ho avuto limiti e remore. Sono stato padre, sono stato madre, sono stato figlio e solo dopo ho capito. Ho visto morire tutti i miei amati e poi sono morto io e i miei amati sono rimasti nell’afflizione e poi nella pace. È stata un’avventura incredibile, spietata, eccezionale e immane» E Dio si commosse per quelle parole mentre i Serafini già piangevano gocce di luce che diventavano astri. «Io ricordo che sono stato prima erba, poi cervo, poi correvo col cuore in gola vestito di piume contro un bisonte, ho compreso l’armonia della mia tribù, simmetria, proporzione, accettazione». Un Sukkal babilonese scese veloce e abbracciò questo ringraziandolo per la condivisione e così fece anche il Trono Kaliy’el pieno di un dolce turbamento. Poi fu il turno di un altro «Ricordo che in una delle mie discese ero un adolescente celtico, ero innamorato perso di Aine (Radiosità) e solcai il mare in cerca di pesci e pelli verso terre lontane con lei sempre in mente, vidi l’oceano immenso passare dal blu scuro al turchese brillante, le onde enormi, le stelle del freddo, la cima di tanti alberi che sbucavano nalla nebbia, sentivo il profumo delle foglie, sentivo il profumo di lei. L’ho cercata ovunque perché la sentivo sempre e solo alla fine capii che era dentro di me. Era me» con tono malinconico senza rimprovero guardò Dio e disse «Vorrei poter rivivere ancora quella vita» e prima ancora che potesse rendersene conto Dio lo aveva già accontentato. Riecheggiò il pensiero divertito dell’Altissimo nel firmamento «Vai e torna da Me per raccontarci anche stavolta quale altre gemme hai provato».
Ancora una figlia «Mio Signore in un’esperienza fui vessata e colpita duramente, ero sola, abbandonata e molti hanno abusato di me. Non sono più riuscita a tornare sulla terra tanto fu il trauma, solo adesso al cospetto della tua presenza ho lenito le mie ferite» e Dio afferrandole la mano la riportò in quella vita rivivendola istante per istante accanto a lei bloccando il tempo per capire che cosa avrebbe voluto fare, liberarsi, fuggire, intuire, perdonare o vendicarsi proprio in quei momenti. «Qualsiasi tuo desiderio sarà scolpito nel tempo tutte le volte che vorrai figlia mia amata, carnefice e vittima, sconfitta e vittoria finché il tuo dolore diverrà il mio» e i Cherubini caddero lentamente come foglie su quell’Anima come in autunno, ogni piuma d’oro creò un teepee di protezione e risuonarono al suo interno ilarità e cordoglio.
Così ogni figlio e figlia raccontarono le loro esperienze, ogni parola diventava un glifo sfolgorante d’oro scolpito nella brezza, suoni che diventano vento e compassione volando lontanissimo. Racconti di ogni popolo, di ogni cultura, di ogni tempo.
Un’altra anima timidamente volle parlare «In alcune vite ho pregato per osannarti, ho recitato preghiere e sono stato in contemplazione pronunciando il tuo nome». E Dio si avvicinò senza che questi si accorgesse del suo ingenuo stupore «E dimmi mio amato figlio quali limiti hai esplorato di te stesso?» e gli occhi indaco dell’Altissimo erano fiammeggianti di curiosità e di attesa.. «Mi sono dedicato diligentemente a pregarti, in un monastero per tutta quella vita. Solo per Te!» «E non hai sentito il mondo che ti ho messo davanti?» «No Padre ho solo implorato incessantemente il tuo perdono» «Che perdita figlio mio adorato ma è colpa mia se non hai capito, io volevo che tu ti avvicinassi ai confini della tua esistenza per conoscere, apprendere e sbagliare, lo scopo della Vita è questo» Senza alcun rimprovero poi dopo aver riflettuto guardando in basso per qualche istante cioè per secoli, il Padre Eterno si rivolse alle sue scintille iridescenti ammiccandole divertito «Per esplorare insieme a Me il Tutto vorrei che tornaste pieni di forza ed esperienza, stanchi ma colmi di entusiasmo. Compagni di un viaggio senza fine per scoprire ogni angolo nascosto che ho scordato soltanto per voi, l’infinità del mio Creato brama di mostrarsi.. Vi andrebbe di riscoprire insieme a Me ogni ombra, ogni granello di passione in un viaggio senza fine? Ma vi vorrei liberi, fieri e indipendenti come lo sono io. Dovete perdervi, smarrirvi, mancarvi e farvi tanto male per poi risorgere e intuire il  mio gioco. Senza nessuno di voi vorrei partire per questo viaggio, rivivrete tutto quello che vorrete finché non mi direte “Basta così Madre” aspetterò l’infinità se è necessario ma nessuno resterà indietro neanche Helel continuerà a precipitare da solo, lo aspetteremo pieni di fiducia. Stupiamoci, ridiamo e sveliamoci per sempre Io e Voi».
E a quelle parole il suo Cuore esplose in un lampo accecante di luce e una moltitudine di cuori si accesero creando un cerchio immenso di fanciulli che ridevano e che si perdevano per sempre in attesa e ascolto.

Mano per mano.
Cuore per Cuore.
Finito per Infinito.